Per vent’anni visse a Milano. Tornava a Firenze di tanto in tanto. Tra un ricordo, un po’ al veleno, di Lorenzo il Magnifico e un anatema di fra Gerolamo Savonarola. Chi era veramente Leonardo da Vinci? L’autore del Cenacolo e di mille altri capolavori o l’Anticristo in persona? L’uomo di fede o l’eretico? Forse di tutto, forse di più. Dipende da come si osserva.
Il primo volume della triologia «La resurrezione degli Dei-Il sabba delle streghe» racconta, attraverso gli occhi dei suoi discepoli, l’uomo voluto da Lodovico il Moro perché lo aiuti a realizzare le sue sfrenate ambizioni di politico di livello europeo. Con i suoi molti pregi e gli altrettanti difetti. Tra alchimisti alla ricerca della pietra filosofale, streghe impegnate in sabba demoniaci, Inquisizione che arde sul rogo non solo le streghe, ma tutte le opere classiche. Che siano libri, statue o dipinti, tutti temuti «portatori di conoscenza».
A Firenze, a fianco della Canonica d’Orsanmichele, sorgevano i magazzini dell’Arte dei Tintori. Qui, costruzioni goffe e barocche, fabbricate a ridosso delle case e poggiate su pali di legno, si congiungevano in alto con le sporgenze dei tetti d’ardesia, in modo che a mala pena rimaneva visibile una striscia di cielo. Nella via regnavano le tenebre anche in pieno giorno. Dalle travi e dalle arcate, all’ingresso dei negozi, pendevano stoffe di lana di varia guisa, di un bel colore rosso o lillà, o azzurro, provenienti dall’estero, ma tinte tutte a Firenze. Nel mezzo della strada, selciata di ciottoli piatti, scorreva un rigagnolo di acqua putrida e variamente colorata, gettata dalle tinozze dei tintori.
Comincia così un viaggio nella vita dell’italiano più geniale di sempre: Leonardo da Vinci
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