Questa mattina, dopo 14 anni dall’episodio, i carabinieri hanno rintracciato arrestato un algerino di 49 anni, senza fissa dimora, senza permesso di soggiorno e con numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio e la persona. Ć Ā ā gravemente indiziatoā dei reati di violenza sessuale e rapina, entrambi aggravati, in danno di una donna italiana.
Il provvedimento ĆØ stato emesso dal gip del tribunale di Milano, Tommaso Perna. I fatti risalgono al 20 agosto 2006. Quel giorno, una donna si presentĆ² al pronto soccorso della clinica āMangiagalliā di Milano. Era sotto shock. Ai medici riferƬ che in mattinata, mentre stava raggiungendo a piedi la fermata dellāautobus per recarsi a lavoro, era stata avvicinata da un nordafricano.
Lāuomo, con la scusa di domandare lāora, lāaveva dapprima afferrata per le braccia, poi, una volta messale la mano davanti alla bocca per impedirle di chiedere aiuto, lāaveva trascinata in unāarea dismessa dove, minacciandola con una grossa pietra, lāaveva costretta a spogliarsi e a subire ripetuti atti sessuali. Subito dopo, le aveva rubato una catenina dāoro, 20 euro che portava in borsa e il cellulare. Poi era fuggito.
Nel corso del sopralluogo eseguito da personale della scientifica del comando provinciale dei carabinieri di Milano, furono ritrovati alcuni mozziconi di sigaretta, uno dei pendenti che indossava la donna, il sasso utilizzato come arma ed un capello nero. Questi reperti, oltre ai tamponi vaginali e ai vestiti indossati dalla vittima al momento dello stupro, furono inviati al Ris di Parma per gli accertamenti biologici.
Gli esami permisero di delineare il profilo genetico e il Dna maschile, appartenente alla stessa persona, ricavato da due reperti (un mozzicone di sigaretta e le tracce biologiche presenti sul tampone vaginale). Non trovando riscontri tra i dati conservati in archivio non fu possibile identificare lāautore della violenza. CosƬ, il procedimento penale fu archiviato.
Il 30 novembre del 2020, dopo 14 anni, Ā il Cold case ĆØ stato riaperto. Ā Il Ris di Parma ha comunicato che la Banca Dati Nazionale dei Dna divenuta operativa nel Gennaio 2017, aveva accertato āuna concordanza positiva tra il Dna trovato sui reperti rinvenuti sulla scena dello stupro con quello estrapolato da un tampone salivare eseguito a un indagato di furto, rinchiuso a San Vittore e nel frattempo, scarcerato.
Dopo la riapertura delle indagini, i carabinieri impegnati in āuna complessa attivitĆ info-investigativa, anche di tipo tecnicoā, coordinata dalĀ procuratore aggiunto Letizia Mannella e diretta dal sostituto procuratoreĀ Alessi Menegazzo, hanno avviato le ricerche che hanno consentito di rintracciare lāindagato e di rinchiuderlo in una cella, in carcere.