venerdì - 26 Aprile 2024
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Il lockdown prolungato può aumentare la possibilità di sviluppare forme di demenza

Secondo i dati raccolti, tra le oltre 120 persone, tutte over-60, che hanno partecipato allo studio, la quarantena ha determinato cambiamenti rilevanti negli stili di vita. La maggior parte ha riferito di alcuni sintomi di disagio psichico

demenza-senile-okOrmai tutti gli psicologi sono d’accordo: la quarantena riduce la possibilità di fare attività fisiche, sociali e cognitive, modifica la dieta e aumenta la quota di tempo trascorsa ‘passivamente’.  Si tratta di comportamenti che mettono a rischio la salute  di tutti, soprattutto degli anziani.

Comportamenti che possono avere gravi conseguenze. Chi ha il Mild Cognitive Impairment (il lieve deterioramento cognitivo) e il Declino cognitivo soggettivo, per esempio, possono aumentare la possibilità di sviluppare forme di demenza.

A dirlo è uno studio coordinato dalla psicologa Simona Di Santo, nell’ambito dell’attività di ricerca in neuroscienze e neuro riabilitazione della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma. “I nostri dati indicano che la quarantena ha implicato cambiamenti negli stili di vita potenzialmente dannosi per la salute cognitiva e mentale, con possibili effetti a lungo termine”, ha commentato la dottoressa Di Santo.

Secondo i dati raccolti, tra le oltre 120 persone, tutte over-60, che hanno partecipato allo studio, il lockdown ha determinato cambiamenti rilevanti negli stili di vita: oltre 1 persona su 3 ha ridotto i livelli di attività fisica e il 70% ha riferito un aumento della sedentarietà. Circa 1 anziano su 3 ha riferito cambiamenti perlopiù meno salutari nella propria dieta e il 35% ha riferito un aumento del peso.

Il dato più grave dal punto di vista psicologico è un altro:  la stragrande maggioranza del campione ha riferito di una diminuzione drastica delle relazioni sociali. Solo l’11% ha confermato di essere ancora impegnato in attività sociali. Circa 1 persona su 5 ha ridotto anche i comportamenti attivi, come cucire, ricamare, lavorare a maglia, dedicarsi ad attività artistiche, bricolage o giardinaggio.

Il 60% ha sottolineato di aver trascorso maggior tempo a guardare la tv o ascoltare la radio. Per il 68% , le notizie sul coronavirus trasmesse da Tv e radio, o pubblicate da giornali o social network hanno avuto una grande  influenza sul proprio stato d’animo.

. La conferma è arrivata da uno screening diagnostico che ha messo in luce depressione in 1 partecipante su 5, spiccata apatia in quasi uno su 10. Uno su dieci ha denunciato anche  stato di ansia.

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